SpalmareXfermareildeclino #2
Il paradosso di Dune, le Sephora Tweens, una dea glassata e tutto quello che avreste voluto sapere e nessuno vi ha mai detto sul contorno occhi
Come stai? Io alle prese col terzo broncospasmo in un mese e con un dente rotto. Devo affidarmi a una divinità e ho scelto lei.
Poi a bocce ferme proverò a dire due cose su questa sfilata, sul ritorno del corsetto e sul trucco che ha fatto Pat Mc Grath. Per ora vi beccate Gwendoline, cioè Brienne of Tart, cioè l’orgoglio di noi ragazzone, in Margiela.
Il paradosso di Dune
Qualche giorno fa ho avuto tutti i social ricoperti dalla nuova pubblicità dell’intimo uomo di Calvin Klein. Se non vivi dentro la caverna di Platone c’è un’altissima probabilità che l’abbia vista anche tu: trattasi di un video in cui Jeremy Allen White, l’attore del momento, ballonzola sui tetti di New York con addosso un paio di parigamba bianchi.
Dicevo, il web è impazzito e moltissime donne hanno parlato del disagio in cui le pone vedere e commentare una campagna pubblicitaria smaccatamente erotica. Io personalmente ho una serie di problemi con JAW, tipo che mi ricorda in maniera inquietante il marito della mia amica Alice e quindi mi aspetto che mi parli del calciomercato della Roma con accento perugino, e il massimo del pensiero erotico che mi comunica è sincerarmi che abbia fatto merenda oggi pomeriggio perché, patatino, mi sembra un po’ sbattutello*, però il ragionamento mi intriga. Il senso di colpa che emerge nel pubblico femminile quando ci si rende conto di reagire come il maschio medio di fronte a immagini di uomini in mutande è ciclico (ricordate le discussioni ai tempi in cui i Maneskin erano a X Factor? perché io sì), però secondo me è un esercizio di maniavantismo un po’ inutile. Le campagne per l’intimo sono le uniche che ha senso che siano sessualizzate, proprio per la natura dell’articolo che si vuole vendere (l’approccio alternativo sono le fasce del dottor Gibaud e le floride signorine di certi cataloghi per casalinghe che mostrano reggiseni in taglie conformate coi loro sorrisi aperti ma che comunque sono state materiale masturbatorio per generazioni di persone).
Calvin Klein è un marchio che sulla comunicazione sessuale ci ha costruito la sua fortuna. La prima testimonial controversa è stata Brooke Shields nel 1979 e da allora ha sempre mantenuto quella comunicazione a base di languore, sussurri e gente svestita. Funziona? Certo. Almeno per quello che è il core business del marchio, le mutande e i profumi. Voi ricordate un abito indimenticabile a marchio Calvin Klein?
Qualche giorno fa è stata presentata la nuova campagna per la primavera estate della linea uomo. Il testimonial è un- ahimè- vestitissimo Idris Elba, che avrei preferito vedere in mutande rispetto a Jeremy per quello che io chiamo Paradosso di Dune, il fenomeno per cui davanti al film con il nuovo, giovane, sex symbol la vecchia carampana spasima per il babbo che muore a metà del primo tempo. Che sia la volta buona che riconoscerò un capo di abbigliamento Calvin Klein? Si accettano scommesse.
Sephora Tweens
Oltre all’addominale di Jeremy Allen White, l’altro grande argomento di questo periodo grigio e buio che va dalla metà di gennaio all’inizio di Sanremo è stato il rapporto tra retinolo e preadolescenti negli Stati Uniti. Ci sono stati alcuni contenuti (non tantissimi, a dire il vero) diventati virali su TikTok, nei quali si parla di orde di dodicenni che entrano nei negozi Sephora, smontano gli espositori, sono maleducat* con chi ci lavora e acquistano cosmetici che sono molto cari e soprattutto non adatti alla loro età. Siccome mi sembrava un tipico esempio di moralismo contro le nuove generazioni, sempre molto presente dentro i social, ho cercato di fare mente locale e di ricordarmi come ero io a quella età.
Il natale del 1990, quello in cui avevo appena compiuto undici anni e facevo la prima media, fu l’ultimo natale in cui ho ricevuto in regalo dei giocattoli (che per me è quasi sempre stato sinonimo di Barbie). L’anno successivo il tenore dei regali è completamente cambiato: arrivò il primo completo intimo e il primo set di prodotti per la cura del viso. Fu un trauma? Sinceramente non ricordo. Mi stavano socializzando come femmina, offrendomi cose che potessero farmi sviluppare determinate competenze, nel modo che credevano corretto. E io, che avevo già risposto favorevolmente agli stimoli precedenti, ho continuato su quella strada lì. La mia esperienza non è emblematica, però ecco, le ragazzine alle prese con la skin care esistevano anche negli anni ‘90.
I problemi sono altri: la capacità di spesa e l’assenza di figure autorevoli alle quali chiedere consiglio. Durante la le mie fughe alla Standa di viale Trastevere con la mia amica Federica, il massimo che ci potevamo permettere era un latte detergente Johnson’s e quella spesa spesso significava non prendere il gelato. Se avessimo avuto più soldi a disposizione li avremmo spesi. Però entrare in una profumeria significava relazionarsi con una persona adulta che probabilmente ci avrebbe fatto desistere dall’acquisto. La prima volta che entrai da Sephora ero a Parigi e avevo 17 anni. Ero con una mia amica, alla quale attaccai un bottone di una mezz’ora sulla civiltà rappresentata dal poter pucciare il proprio dito nel tester dei trucchi Dior. Probabilmente le tipe che erano a lavorare quel giorno fecero un ragionamento simile a quello odierno delle commesse di New York. Il carattere principale di quel tipo di negozio è di essere l’equivalente di un supermercato; chiunque può entrare e chiunque può comprare qualsiasi cosa. Cosa fare allora? Un po’ di educazione su quali prodotti usare e quando, e si deve fare a casa perché le influencer purtroppo ragionano come i femminili quando devono fare i redazionali-marchetta, sulle commesse non ci conterei, perché oltre ad essere poco formate il loro lavoro è vendere e quindi va bene pure l’antirughe alla bambina che deve fare la comunione.
The chemestry between us
Siccome me lo avete chiesto in tantissimi (non è vero, due persone, ma era una frase che volevo pronunciare da un decennio) vi dico tutto quello che dovete sapere sul contorno occhi
Il contorno occhi serve davvero? Sì, ma si deve mettere tutti i giorni. Averlo sulla mensola non aiuta a combattere i segni del tempo.
Ma devo usare una crema apposta? Sì. Di solito il contorno occhi ha due caratteristiche che lo differenziano da una crema giorno: ha una texture più leggera e un ph isoculare (come il Baby Johnson’s** che non è che ti faceva piangere in quanto shampoo delicato, ma perché aveva un ph magico).
Le mie rughe spariranno? No, l’unico modo per non avere le rughe è morire giovane, ma idratare un po’ male non fa. Soprattutto se hai gli occhiali o problemi di vista. Le rughe si formano perché si fanno dei micromovimenti innaturali e strizzare gli occhi è uno di questi.
Ho le borse, ci sono creme miracolose? C’è qualcosa che aiuta il microcircolo, tipo la caffeina. Può aiutare un po’ ma i miracoli li fa solo la blefaroplastica.
Ho le occhiaie, ci sono creme miracolose? No. Si può migliorare qualcosa col trucco (correttore arancio/pesca), ma le occhiaie non le togli manco se fai una serie di novene a Santa Lucia.
Come lo devo mettere? Dopo che hai pulito il viso e passato tonico e siero. Le beauty guru consigliano di spalmarlo con l’anulare. Io, che sono una cialtrona, ho il mio metodo mani di ghisa, che però mi pare funzionale.
Ti ringrazio per avermi letto fino a qui. Ci sentiamo tra un mese, circa. Spero che questo genere di mail ti piacciano, perché sono funzionali a una carriera parallela che vorrei cominciare quanto prima, che è quella di Personal Shopper freelance. Se sei curios* di sapere di cosa si tratta, rispondi a questa mail e proviamo a capire se ti posso aiutare in qualche modo.
*ringrazio Paola per l’immagine che non mi abbandonerà mai
** Ho parlato due volte dei prodotti Johnson’s nella stessa mail e manco gli sto facendo pubblicità. Ma io non lo so.
Io dopo il primo numero di Spalmare ho *almeno* iniziato a mettere sunscreen in viso ogni giorno, almeno, che per una bionda con gli occhi azzurri in sudest asiatico dovrebbe essere la base e invece il kadzo perché me ne dimentico sempre. Quando torno a vivere stanziale giuro che ti chiedo cose specifiche sul contorno occhi e cerco di eseguire.
Comunque quando ero tornata a vivere in Europa dopo il primo inverno un mio amico mi aveva detto guarda che ti è ringiovanita la pelle. Sicuramente era il nostro sole più soft, ma tu che sai tutto, non è che tipo pure il non sudare costantemente tutto l'anno fa bene?
Niente. Io adoro Spalmare.
Un saluto da quella parte di mondo che è umida come vivere in un barattolo di crema E dove anche sudare è proprio una cosa da maleducate (giuro 😅)
Quindi mi stai dicendo che dopo aver messo il siero anti età (bellissima definizione del c*zzo) e dopo aver messo la cremina sulle occhiaie ci devo piazzare un velo di correttore? Ma con l’anulare? Sta cosa è buffa assai. Comunque io uso una CC cream anallergica Clinique con cui mi trovo bene se devo nascondere macchie strane brufolazzi e da domani pure le occhiaie. Keep Spalming!