Spero mi perdonerete se in questo numero speciale di Prove Tecniche di Trasmissione parlerò di Paolo Benvegnù, ma la sua morte improvvisa (quanto fa male scrivere questa cosa) è di pochi giorni fa e sono ancora sopraffatta da un sentimento agrodolce composto di ricordi degli ultimi venti anni. È stata una presenza quotidiana e costante della mia vita e mi sento come se mi avessero fatto un nodo che mi blocca il collegamento tra la testa e i polmoni.
Devo spurgare questo dolore e ci provo scrivendo e cercando di mettere un punto, anche perché altrimenti rischio di continuare a scoppiare a piangere di botto per molti giorni ancora. Ho scelto un po' di canzoni, le mie preferite, cercando di spiegare attraverso loro quello che Paolo Benvegnù ha significato per me. Non sono le parole di una critica musicale, solo quelle di una fan. Spero capirete (ma secondo me sì perché siete persone intelligenti)
Come è nato tutto - Tungsteno, Scisma, 1999
(L'elio è sazio e sta inglobando atomi di idrogeno)
Io sono convinta di aver visto questo video mentre preparavo la maturità e davo il latte alla prima gatta che ho avuto in casa. O forse immediatamente dopo, quando dovevo scegliere a quale facoltà iscrivermi (il 1999 è stato un anno faticoso e caotico quindi tendo a confondermi). Comunque l'ho visto di notte su Brand New di Mtv. Negli anni novanta fare un bel video che accompagnava il singolo di punta dell'album era il modo più semplice per aumentare il numero dei propri ascoltatori e questo video è ancora bellissimo (come è ancora bellissima la canzone, che ha un mondo dentro e parla di come funzionano le lampadine).
A rivederlo oggi mi accorgo di una cosa piccola, che può perdersi tra un momento: all'inizio del video, per una frazione di secondo si vede lui in controluce che fa un movimento secco con le mani. Ogni musicista ha il suo modo di stare sul palco e la prossemica è una delle cose che mi piace di più notare, quando vedo un concerto. Sono poche le persone che riconoscerei solo dalla silhouette mentre fanno un gesto e per me il gesto di Paolo era questa esplosione delle braccia mentre suonava.
The beginning of a big friendship - cerchi nell'acqua, 2004
(Frantumare le distanze, superare resistenze, riconoscersi per creare, camminare senza chiedersi perché)
Tungsteno mi piaceva, ma non ho mai visto gli Scisma live (se non nella reunion del 2015) e non avevo seguito molto le loro vicende relative allo scioglimento. La musica è sempre stata importante nella mia vita ma per i miei primi venti anni è stata una passione solitaria. Ero circondata o da persone che la suonavano, la componevano, orecchi assoluti, persone straordinariamente dotate o ci stavano i grandi appassionati di una cosa sola, con cui poter condividere una passione per volta. Io ero un'ascoltatrice curiosa di cose diverse e di gente come me non ne ho incontrata molta, almeno fino a quando ho incontrato Roberta. Con lei finalmente ho trovato qualcuno che aveva un approccio simile al mio. Fu lei a dirmi che il nerd con gli occhiali che cantava Tungsteno era diventato solista e rispondeva a quel cognome buffo. Aveva fatto un disco chitarra e batteria "come i White Stripes" che si chiamava Piccoli, Fragilissimi Film. Andammo insieme a vedere un concerto al Circolo degli Artisti, mi pare.
Mi colpì molto la sua incredibile capacità di parlare di amori strazianti con una leggerezza incredibile. Io odio le canzoni d'amore, soprattutto quelle dolenti e sofferenti ma ho scoperto che il racconto della sofferenza di Benvegnù non è mai fine a sé stesso. Verso la fine del concerto parte questa canzone, che avevo ascoltato distrattamente su CD. E, dal vivo, mi arriva tutta la sua potenza. È un inno all'amore, all'amicizia, alla vicinanza tra gli esseri umani e i primi tre versi sono una specie di libretto di istruzioni su come i rapporti dovrebbero essere. È una canzona capace di mettermi di buon umore, sempre.
L'ossessione - la schiena, 2007
(Respira, guarda il cielo, guarda le stagioni passare, prendi posizione, viaggia, ricerca la tua parte migliore, non hai nemmeno un idolo da venerare?)
"Dovresti andare a vedere Marinai", mi disse Andrea. "Dovresti proprio andare a vedere Marinai", insistette Elisa. Alla fine vidi Marinai, sul divano a casa di uno sconosciuto, da qualche parte sulla Cassia. La casa era una perfetta location per un porno di quelli patinati: era tutto rosso, nero e bianco, i pavimenti, le pareti, i mobili, le suppellettili. Arrivare in questo posto fu un'impresa epocale: il concerto era segreto e non sapevamo cosa ci fosse, a quell'indirizzo. Andai con Fabrizio, che avevo conosciuto su un forum e Giulia, la cugina milanese della mia amica Lia; era una serata infrasettimanale all'inizio dell'autunno, nessuno aveva voglia di uscire e di imbarcarsi in una roba così assurda come bussare alla porta di uno sconosciuto per sentire un altro sconosciuto cantare. Lì però è scattato qualcosa. Il cabaret e la tragedia, il rapporto col pubblico e con i musicisti che lo accompagnavano (Roccia, Andrea, Ghando, e poi Igor), il dopo concerto che fu ancora più surreale dello spettacolo. Quella sera mi sono innamorata di tutta l'esperienza Benvegnù e ho iniziato a seguirli ovunque.
(la formazione classica)
Non ho mancato nessuna data nei posti dove potevo arrivare col treno e avere un pagliericcio dove dormire (capitò pure di imbatterci in un loro concerto in Sicilia. Era una delle prime edizioni di Ypsigrock dove suonarono in apertura dei dEUS e Andrea Franchi, vedendo il nostro gruppetto di facce note che si avvicinava a salutare, tirò un bestemmione e disse "ma state pure qui?"). Dopo i concerti, se non c'era troppa folla, gli chiedevo una cosa scema. Chinavo il capo e gli chiedevo una benedizione. Da dove mi fosse uscita quella cosa non lo so. Lui non ha mai fatto un plissé su questa mia richiesta e questa scenetta è continuata per diverso tempo.
Assestamento - Io e il mio amore, 2010
(E tu sei libero ma non ne apprezzi il senso e i giorni li trascini l'uno dopo l'altro e maledici il destino ma non la tua paura e poi non credi a niente)
La sera della data del tour dissolution vista a Roma, che mi ha fatto spostare il trasloco a Bologna di una settimana, una delle persone con cui ero mi ha chiesto "ma non ti rompi il cazzo a vedere sempre la stessa cosa?". Io ho risposto qualcosa tipo "perché , tu ti stufi di essere felice?" Mesi dopo mi ci ha confessato che quella risposta lo aveva spiazzato. È stato uno dei momenti in cui l'esprit de l'escalier non preso il sopravvento.
Maturità - Avanzate, ascoltate, 2011
(l'errore rende liberi soltanto se libera è la grazia)
Ammiro la gente che fa le foto belle alle persone. Io uso il telefono (e le macchine fotografiche prima) per fotografare cose che trovo buffe, che mi fanno ridere o che mi fanno incazzare. Pochissimi ritratti di persone. Se uno dovesse valutare la presenza di altri a parte me dalle foto che metto sui social, la mia vita sembrerebbe molto solitaria. Per anni, nelle prime file dei concerti ci stavano i flickeristi (da Flickr, vecchissimo social che si usava come diario fotografico prima di Facebook e Instagram) con le loro reflex e i loro teleobiettivi. In questi giorni li sto invidiando tantissimo perché Paolo aveva una bellissima faccia e sul palco era sempre super stiloso. Però, da quando ho uno smartphone, cioè, più o meno da quando è uscito l'album che contiene questa canzone, avevo deciso che ogni volta che l'avessi sentita live avrei scattato una foto.
(questa è una delle ultime, scattata un annetto fa alla prima data dell’ultimo tour al Glue di Firenze)
Ho un mazzetto di foto orrende, sgranate e sfocatissime, tutte uguali, che però sono un segno tangibile di affetto (potete notare anche che fare le foto non è proprio l'arte mia)
Preveggenza - Sempiterni sguardi e primati, 2014
(Che esista un tempo per la verità, Un tempo per la gioia, Un tempo per la solitudine e la noia, Un tempo per restare ancora tra le tue braccia)
Una volta l'ho anche sognato: io i sogni non me li ricordo quasi mai e anzi, sono stata cinque anni in analisi da uno psicanalista freudiano al quale li ho sempre raccontati inventati. Questo era ambientato nella cucina della casa di mia nonna a Todi, Paolo tagliava il pane e faceva un mare di molliche. L'incontro riguardava un progetto che avevo (un podcast, in un periodo in cui ancora non si portavano, che ha un impianto molto simile a uno che poi è uscito, sempre perché le idee c'è le ho buone ma mi è sempre mancato il processo successivo). Lui ascoltava e mi metteva una mano sul braccio e mi diceva "ce la fai, stai tranquilla che ce la fai". Ai tempi non entravo nella casa di mia nonna da sedici anni e l'ambientazione tudertina (un posto non particolarmente felice) mi fece un po' impressione. Due settimane dopo è morto mio padre e sono rientrata in quella casa. Credo di non averlo mai raccontato a nessuno prima di adesso.
Il primo concerto dopo il COVID - Canzoni brutte, 2024
(Mi sono sempre domandato come fare per sbarcare il lunario, Oppormi mi è necessario, Alla catena produttiva, industriale e distruttiva)
Quali sono state le cose che vi sono mancate di più durante il lockdown? A me camminare per Roma, i supplì, il caffè al bar, il cinema e i concerti. Il primo movimento fuori regione l'ho fatto per andare ad Artimino, alla villa medicea, dove ha fatto un set con due chitarre e basta, al tramonto.
(che brutta fine le mascherine)
Un concerto incredibile in un posto incredibile, dove ho visto Alessandro Fiori (cantante molto indie) che lo guardava suonare come se fosse un'apparizione mariana. Vedere su un altro la propria espressione davanti allo stesso fenomeno è un'esperienza curiosa. Mi è successo solo un’altra volta, sempre a un suo concerto, con Elly Schlein.
31 dicembre 2024- infinitoaleasandrofiori 2020
(Abbracciami e guardiamo le stelle Perché è la prima volta che non voglio morire)
Il primo messaggio che mi annunciava la sua morte mi è arrivato un'oretta prima della comunicazione alla stampa. Stavo caricando lavatrice e poi mi sarei preparata per la serata. Mi è arrivato da un amico che ci era in contatto, che ha avuto la delicatezza di avvertirmi subito. Dopo dieci minuti di compulsione di siti di notizie su cui non c'era nessuna conferma ho pensato che mi stesse facendo uno scherzo. O che lo avessero fatto a lui. Ho lasciato il telefono a decantare per un po'. Poi purtroppo è arrivato il comunicato.
Ciao, faccia bella. Grazie di tutto.
I crediti delle foto non sono riuscita a trovarli, spero che i fotografi mi perdoneranno.
Qui c'è il link per ascoltare le canzoni che compongono questo numero. La citazione iniziale è un verso di Rosemary Plexiglass.
Ci sentiamo presto per la programmazione normale. Grazie per aver letto fino qui e stammi bene,
Carola
Bello. Brava Carola. Quanto dolore continuo.
Il nostro comune amico l'ha incontrato sul treno mentre stava venendo a Milano a settembre, questo settembre, proprio quel settembre lì. L'ultima benedizione buffa di questa lunga serie che ho è per me che faccio una cosa ridicola come sposarmi. Ora però mi viene di nuovo da piangere.