#12 Do you know what it feels like for a girl?
PTT compie un anno. Io non ci avrei mai scommesso manco 20 centesimi.
Ciao, oggi Prove Tecniche di Trasmissione compie un anno. Anno nel quale ho cambiato due volte città, tre volte lavoro e fatto innumerevoli cose belle. Tipo un podcast (incominciato per caso, ma subito molto amato). Ho sempre molto pudore a parlare delle cose che mi piacciono, fondamentalmente perché ho sempre paura di svegliarmi e non trovarle più, ma ho deciso che basta. Parlando con Paola qualche giorno fa, in uno dei nostri vocali fiume siamo arrivate alla stessa conclusione: la newsletter è il nostro parco giochi. Un parco giochi di lusso, ci ha tenuto subito a specificare lei, che riesce ad essere terzomondista e milanese imbruttita come poche. Ciascuno di noi ha la sua idea di lusso, per me non può prescindere da dell’acqua e un dondolo, quindi pensatevi tutt* invitat* al mio pool party per festeggiare questo anno di scrittura e consapevolezza.
(da maggio a settembre sono un po’ noiosa, la felicità è solo fatta da acqua, di qualsiasi tipo, da frutta e pomodori saporiti, birre fredde e gelati)
Cominciamo
Libro del mese: Melissa Febos Girlhood, Nottetempo 2023
L’ultimo mese e mezzo della mia vita è stato un periodo nel quale mi sono sentita stanata. Ti è mai capitato? A me poche volte. Sono molto brava a rimpicciolirmi e a cercare di stare dentro i bordi. Poi, non sempre ci riesco, ma cercare di esercitarmi ad essere più piccola è una cosa che mi viene naturale quasi come respirare. E dire che occupo spazio (sono alta, abbastanza, e grossa), ho una voce che sto cercando di educare da anni ma che, per dirla come il mio amico Pierfrancesco, con i suoi acuti uccide i pipistrelli. Poi ho deciso di farmi crescere i capelli bianchi, più di cinque anni fa, e ho un amore incredibile per i vestiti con le stampe e per i gioielli. Enormi. Per cui è molto difficile che in una stanza non mi si noti.
Però. Io l’attenzione non l’ho mai ricercata molto. Posso tollerarla quando è mediata e sono io a deciderla, ma per il resto, più tempo passo mimetizzata con la tappezzeria e più sono contenta. Certamente è colpa del mio corpo, che pur non arrivando a chissà quali estremi non è mai stato considerato conforme, ma anche della mia espansività, che spesso sfocia in fraintendimenti di natura sessuale. Farmi piccola è il mio modo di non cercare rogna, come si dice a Roma, e tutta la snodabilità che il mio corpo non ha più l’ho trasferita nel mio comportamento. Io sono nata per stare scomoda, o meglio, questo è quello che dicono certe scelte che ho fatto nella mia vita.
Poi succede che una persona ti dica una cosa, e poi un’altra te ne dica un’altra e poi un’altra ancora. In questo periodo le voci su di me sono diventate una slavina e invece di dire “uhm, interessante” e continuare con la mia vita, archiviando da qualche parte quel sassetto smerigliato di consapevolezza, ho deciso che con quello che mi veniva detto ci avrei fatto una collana.
In questo momento nel quale mi sono rappresentata come una mirror ball (forma sferica, superficie frastagliata composta da tessere di specchio riflettenti, impossibile da non notare sia da accesa che da spenta) ho deciso di cominciare questo libro.
(mi sarebbe piaciuto portarlo al mare e leggerlo da qualche parte all’ombra dell’ultimo sole, invece l’ho letto sui mezzi)
Partiamo subito dal presupposto che fa parte della sterminata categoria del libro dei cazzi miei. Ultimamente siamo circondati da questo genere di narrazioni e la tentazione che possono avere molti lettori è allontanarsi a gambe levate. Che palle la lana nell’ombelico altrui. Se siete questo genere di lettori fate uno sforzo. Capisco il sacrificio che vi viene richiesto ma un libro di cazzi miei non è necessariamente un male. Tutto dipende da come è scritto e questo è scritto molto bene.
Potrebbe risultare respingente anche perché è un libro di cazzi miei di un’autrice queer. Da qualche anno ho il mio appuntamento annuale con questo tipo di storie. Ho iniziato nel 2018 con Fame di Roxane Gay. A 38 anni ho fatto i conti con una storia in qualche modo simile alla mia, scritta su un libro che non voleva classificarmi nè trattarmi da personaggio. Ho continuato a imbattermi in libri che mi causavano lo stesso senso di sgomento e di liberazione, nonostante il peso specifico dei fatti narrati. Olivia Laing, Saddy Doyle, Lydia Yuknavitch sono state letture casuali ma tutte accomunate dalla sensazione di sazietà che mi arrivava alla fine. Melissa Febos è l’ultima dell’elenco, ma mi ha dato una chiave di lettura importante che dagli altri nomi non è venuta; parlando della sua fidanzata, la descrive come quella che, mentre guarda i film porno, va avanti veloce per capire se tutti i convenuti hanno avuto un orgasmo. Pur non essendo io una fruitrice di porno, credo che questa definizione sia l’ennesimo specchietto appiccicato alla mia struttura rotonda. Io sono fatta così. E voglio pensare che davvero tutto questo dolore, i traumi, le cose brutte che succedono, siano funzionali a qualcosa, fosse anche un’attitudine per vedere meglio dentro di noi. Prendendo un dialogo dal suo libro successivo (Questa mia carne, sempre edito dalla splendida Nottetempo) “devo vedere che alla fine si sarebbe sistemato tutto”.
Podcast del mese: Totale di Jonathan Zenti
Parliamo di un altro che mi scortica ogni volta che lo ascolto. Sono fan di Jonzazan dalla prima puntata di Problemi, il podcast che aveva cominciato a fare nel 2019. Il suo modo di trattare gli argomenti mi ricorda moltissimo la sensazione di prurito che hai vicino a una crosticina: sai che se cedi potrebbe zampillare il sangue, ma spesso non ce la fai a resistere. Anche lui è un sacerdote della sacra arte della narrazione dei cazzi miei, ma anche lui li rende interessanti, universali quasi, e nonostante il pessimismo spesso ho visto anche in lui l’attitudine ad assicurarsi che ciascuno sia arrivato al proprio orgasmo per poi tirare una linea e andare avanti. A un certo punto ho cominciato anche io ad avere problemi con Problemi; le puntate erano troppo episodiche e mi lasciavano scossa per un po’ troppo tempo dopo l’ascolto. Per questo mi sono decisa ad ascoltare Totale quasi due mesi dopo l’uscita del primo episodio e poi ho recuperato tutto il tempo perso. Il format è semplice: ogni puntata esce di sabato e Jonathan finge di essere il presentatore di un varietà Rai vecchio stile, tipo Fantastico per capirci. Questa struttura è mantenuta grazie a una intro recitata con una voce istituzionale che ricorda quella di Nicoletta Orsomando e la presenza di interventi musicali, ma è completamente distopica. Il finto programma va in onda da un fantomatico Teatro delle Sconfitte di Milano, all’interno dell’ora e spicci di trasmissione ci sono degli interventi di alcuni inviati. Tutto questo rafforza la pretesa di verosimiglianza del programma e allo stesso tempo fa emergere forte quanto stride la vita che viviamo rispetto al modo con cui questa realtà ci viene raccontata. Questa cornice aiuta Zenti nell’essere più affilato e centrato nel racconto del tema, che cambia a ogni puntata. Si può non essere d’accordo con tutto quello che dice, ma è un’antologia credibile dei temi della nostra vita. Io alla fine di ogni puntata mi sento scissa a metà: vorrei mettermi a piangere sul ciglio della strada e passare così il tempo che mi rimane da vivere e allo stesso tempo mi viene voglia di tirare le bocce di benzina in giro. Quale delle due sensazioni avrà il sopravvento lo scopriremo solo vivendo. A lato, piano piano, vorrei dire due parole sullo sponsor del programma, che incidentalmente è l’agenzia di comunicazione del mio amico Emanuele: secondo me è da pazzi fare quello che stanno facendo. Però se non fosse pazzo forse non gli vorrei bene. Lo ascoltate su Spotify.
Tanti auguri PTT
Forse ve ne siete accorti, forse no, ma a parte l’uscita di Gennaio, ogni numero di PTT ha come titolo una frase estrapolata da una canzone. Questo perché il pensiero associativo con me funziona molto bene con le canzoni. Ho deciso di fare un regalo alla newsletter, una compilation dedicata su Spotify. Se siete mie* amic* su Facebook saprete già che le compilation sono una mia ossessione. Questa è piccina e crescerà lentamente, ma mi piaceva condividerla con voi.
Alla prossima, bevete tanta acqua e non uscite nelle ore più calde, MI RACCOMANDO
Ma quindi Nagency esiste davvero!
A parte gli scherzi, menzionerei anche a fantastica band in studio a Totale :)
Auguri di cuore PTT! 🎂🥂 Leggerti fa bene!